venerdì 28 febbraio 2014

per farmi perdonare




Se il signor Darcy fosse uno di quei mariti che rievocano con nostalgia i tempi in cui stavano da mammà, accuditi e riveriti, accolti da pranzetti ben allestiti tutte le sere al rientro dal lavoro, in questi giorni avrebbe potuto lamentarsi all'infinito, ottenendo la compassione di ogni interlocutore....
In queste settimane ha trovato nel piatto:  tonno e piselli che nemmeno in mensa avrebbe potuto essere peggio, uno strudel salato che - a differenza di quello d'esordio -  si è sfasciato in cottura,  un bellissimo salmerino così scipito che faceva pena, una teglia di carciofi con la mozzarella sbrodagliosi, un filetto di maiale stopposo quanto mai e una crema di cavolfiori che è l'unica verdura che il signor Darcy detesta.
Persino i colleghi del mio consorte hanno notato che da un paio di settimane la merenda di metà mattina non era  una fetta di torta casalinga e che il poveretto ha dovuto accontentarsi di biscotti o di pane e marmellata.
Il tutto è stato condito  da una moglie innervosita  per una serie di appuntamenti dal dentista, preoccupata per un ambiente  lavorativo irriconoscibile, infastidita dalla sgradevole sensazione di avere mille e una cose da fare, senza riuscire a portarne a termine nemmeno una.
Per farmi perdonare oggi sono riuscita a preparare solo questo piccolo dolce, rapido, che ha il vantaggio  - tra l'altro  - di richiedere solo le mele renette che sono l'unico frutto rimasto nel mio desolatissimo frigorifero (e non riuscire a fare la spesa come si deve mi innervosisce ancora di più)


MELE AL FORNO

Ingredienti
2 mele renette
2 cucchiai di zucchero
una manciatina di uvette
due cucchiaini di pinoli
un pizzico abbondante di cannella
mezzo bicchiere di vino bianco


Procedimento


Mescolare zucchero e cannella, ammollare le uvette in acqua tepida e sciacquarle; lavare le mele, togliere il torsolo, tenendo  la parte finale del torsolo da usare  come "tappo"   sul fondo e incidere la buccia ... all'equatore.
Riempire il vuoto lasciato dal torsolo con zucchero e cannella, uvette e pinoli, alternandoli e finire con un po' di zucchero.
Mettere le mele in una pirofila, con l'acqua e il vino bianco. Infornare a 180° per una mezz'ora, fino a che le mele sono morbide. Servire calde.



Nota a piè di pagina n. 1: ma il signor Darcy, come avrete capito, è un tipo paziente e (per ora) non  mi ha ancora detto "Ah, la mia mamma ....". Non solo: si è accontentato di queste mele!

Nota a piè di pagina n. 2: oltre ad essere rapide ed economiche, queste mele sono un "dolce" che va bene anche per chi è a dieta (Nora te lo avevo promesso...), ma se non siete a stecchetto potete servirle con la panna montata o con del gelato alla vaniglia, o - ancora - aggiungere del rum al vino bianco.

Nota a piè di pagina 3: oggi sono stata brava: non mi sono lamentata e ho cucinato anche il petto d'anatra.... 


mercoledì 5 febbraio 2014

T come.......... Topinambour




Capita che mio figlio, la Pulce, si dedichi ai compiti (pochi per essere sincera) e alle prime  letture mentre io cucino e non è raro che approfitti di quei momenti per raccontarmi che cosa combina a scuola, inframmezzando i suoi racconti con le domande più bislacche.
Lo scorso sabato pomeriggio, uno di quei pomeriggi in cui la pioggia incessante non consente di fare altro che stare in casa a cucinare e ascoltare musica (si può anche stirare lo so, ma è più noioso), mentre io pulivo carciofi e tompinambour per una vellutata,  la  Pulce mi riferiva  delle sue recenti conquiste nel mondo delle lettere e delle parole.
"Mamma, sai che a scuola facciamo  il gioco delle parole?"
"Mmmh, bello ....e come si fa?"
 "Devi trovare le parole che iniziano con la letterina che dice la maestra"
 "E tu quali hai trovato?"
 "Io ho detto I come innocuo"
 "Caspita Pulce,  che parola difficile! Ma lo sai che cosa vuol dire?"
 "Sì, vuol dire come il gatto."
 "Come il gatto??"
 "Sì mamma, l’ho detto anche alla maestra, innocuo vuol dire che non fa male, come il gatto che ti mordicchia ma non ti mangia come il giaguaro"
 "Però, Pulce, sei proprio bravo…"
 "Eh sì sono bravissimo, me lo ha detto anche la maestra!"
 "Non fare il ganassetta, Pulce…. Sicuramente anche i tuoi compagni hanno trovato delle belle  parole"
 "Sì , ma io ho tovato una parola lunghissima,  ho detto A come appartamento….. mamma era la parola più lunga con  la A, 12 lettere, pensa, proprio 12! a me piacciono quelle lunghe con tante lettere, però…."
"Però che cosa?"
"Però io ne ho detta una lunghissima, ma la maestra dice che non esiste"
"Può darsi ....che parola era?"
"Anninadondevieni, mamma….mi ha detto che non esiste!"
"………….. e sì Pulce, la maestra  ha ragione (oddio ho creato un mostro .....) non  è una parola sola e poi ......

E poi la storia è questa: la scorsa primavera è nata una nipotina, minuscola rispetto ai suoi cugini (chi più chi meno i maschi di famiglia sfioravano alla nascita i 4 kg)  che è stata chiamata Anna.
Date le dimensioni le è subito stato affibbiato il diminutivo di Annina e a me – degna figlia di cotanto padre, cresciuta a pane e Callas - è venuto spontaneo attaccare a quell’Annina le parole del libretto di Traviata (ATTO SECONDO - Scena seconda.) e in casa nostra la nipotina  - e adorata cuginetta della Pulce  -  è diventata Anninadondevieni…..

Sabato, a quel punto,  la preparazione della vellutata si è interrotta, con i carciofi in padella,  e a una Pulce incredulo e scettico ho fatto ascoltare il passaggio incriminato (la scusa è stata buona perchè il CD continuasse poi il suo lavoro, riempiedo cuore e cucina di musica ...)

E la Pulce? più o meno convinto della mia spiegazione, ha trovato subito però la parola per il suo riscatto...
"Mamma, quando giocheremo ancora posso dire T come Topinambour? esiste?"
"Sì Pulce, è una parola strana, è quasi lunga ed esiste davvero."

Ah, ecco la ricetta che stavo preparando, già collaudata in passato,  non è mia, ma di Sabrine, dalla quale ho copiato più d'una delle sue splendide vellutate, che sollevano il morale  nelle giornate  di pioggia, in ogni stagione.

Vellutata di topinambour e carciofi

Ingredienti 
(per due persone, perchè i topinambour alla Pulce piacciono solo come parola con a T )

400 grammi circa  di topinambour (pesati una volta puliti) 
2 patate piccole (100 gr )
2 carciofi
1 piccola cipolla (Sabrine dice scalogno, ma  non ne avevo più) 
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
granulare vegetale
sale (e pepe)

Lavare e sbucciare i topinambour, le patate e lo scalogno; tagliarli a  fettine sottili e metterli in una pentola coperti a filo d'acqua con mezzo cucchiaino di granulare vegetale. Far bollire finché le verdure non diventano tenere. Sabrine dice circa un quarto d'ora;  io ci ho impiegato di più, quasi mezz'ora, forse le mie verdure erano più coriacee o, forse, aveva ragione la mia nonna la quale sosteneva che il gas di città cuoce prima ....
Quando le verdure sono cotte, aggiungere  un bicchiere di  brodo vegetale  e  passare con il frullatore a immersione, aggiungendo, se la crema è troppo densa,  un altro po' di brodo o di acqua o di latte (attenzione però che non diventi simile a un brodino di verdura)
Affettare sottilmente i carciofi, mondati delle foglie esterne più dure e del fieno interno, lavati  e tagliati in quarti, e saltarli  in padella con due cucchiai d'olio; devono rimanere croccanti o comunque più fritti che bolliti; i miei, a causa dell'impegno musicale con la Pulce si erano un po' "attaccati" (anche se nella foto non si vede) e non è stato un male
Secondo Sabrine  i carciofi andrebbero, oltre  che salati, anche  pepati, ma in casa Fiordisambuco il pepe non usa.
Servire la vellutata calda con  una cucchiaiata di carciofi e un filo d'olio

 Nota a piè di pagina n. 1: La ricetta originale prevede, oltre che lo scalogno al posto della cipolla anche un bicchiere di latte per rendere cremosa la vellutata, ma il signor Darcy dice che il latte gli è pesante.

Nota a piè di pagina n. 2: mentre si prepara la vellutata, i carciofi già mondati e lavati, si possono tenere in acqua acidulata per evitare che anneriscano

Nota a piè di pagina n. 3:  il nonno melomane al quale è stato raccontato  l'episodio è rimasto ovviamente deliziato.

Nota a piè di pagina n. 4: ecco, comunque il testo del libretto di Traviata 
ALFREDO    Annina, donde vieni?
ANNINA       Da Parigi.
ALFREDO    Chi te 'l commise
ANNINA     Fu la mia signora.
ALFREDO        Perché?
ANNINA      Per alienar cavalli, cocchi,e quanto ancor possiede
Nota a piè di pagina n. 5:  il post era stato pensato diversamente,quando ho iniziato a  pulire le vedure sabato.. ma il sorriso che mi ha strappato  la Pulce mi ha fatto cambiare rotta.