mercoledì 31 dicembre 2014

Anno nuovo



O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;.
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr'ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.

Gianni Rodari

Con l'augurio che sappiamo usare bene tutte le ore del 2015

Claudette

mercoledì 24 dicembre 2014

Angeli e stelle


 
Ci sono riuscita.
Quest'anno  con tanta fatica  e poco tempo per i sogni  è arrivato ancora Natale.
Forse c'è stato qualche angioletto che mi ha dato un mano......


ZIMTSTERNE
  Stelline alla cannella 




INGREDIENTI

400 grammi di mandorle tritate (o 200 mandorle  e 200 nocciole)
70 grammi albumi (2 albumi)
200 grammi zucchero a velo
3 cucchiaini colmi di cannella
1 pizzico di zenzero
1 pizzico chiodi di garofano macinati
1 cucchiaio di succo di limone


PROCEDIMENTO


Montare le chiare; quando sono spumose (ma non ancora a neve ferma) aggiungere il limone e poi, sempre montando con le fruste, lo zucchero a velo fino ad ottenere un composto bianchissimo e sodo (sembra panna montata).
Mescolare alla farina di mandorle/nocciole  la cannella  e le altre spezie.
Unire a cucchiaiate le chiare montate alla farina di mandorle  fino ad ottenere un impasto maneggiabile (a seconda dell'umidità della frutta secca non necessariamente serve  tutta la chiara). Comunque se l'impasto risulta troppo appiccicoso si può aggiungere poca farina.
Lasciar riposare in frigo per qualche ora (anche una giornata intera)
Stendere l'impasto  di altezza circa 5mm e ritagliare le stelline. Posizionare le stelline sulla teglia rivestita di carta da forno e cuocere a 200° per 15 minuti (controllare che non si secchino troppo). Quando le stelline sono raffreddate riporle in una scatola di latta. Anche qualche giorno dopo si possono spennellare con la glassa (stesse proporzioni e stessa procedura usata per le chiare montate per l'impasto). Aspettare fino anche la glassa è perfettamente asciutta per riporre i biscotti nella scatola.


Nota a piè di pagina n. 1: da sempre questi sono i miei biscotti di Natale preferiti, più ancora di quelli al cocco. Quelli di Frau erano più duri e croccanti, i miei sono più morbidi, ma il sapore è lo stesso e  la magia del Natale mi incanta ancora  ....



 

domenica 21 dicembre 2014

Stelle



No, non sono sparita e non mi sono nemmeno persa nella nebbiolina che insolitamente è arrivata  anche sul lago.


Sono impegnata a inseguire le stelle.....


Nota a piè di pagina n. 1: la ricetta? arriverà, insieme alle stelle...

lunedì 24 novembre 2014

MTC n. 43 - Un altro muffin, un altro autore


Due ricette per questo MTC?
Mettiamola così: i muffins sono così veloci da preparare e così versatili (si prestano a variazioni pressochè infinite a seconda dell'umore, della stagione, degli ingredienti che avanzano in dispensa) che la domenica pomeriggio un'infornata è quasi consuetudine, in modo che nel sacchettino della merenda della famiglia Fiordisambuco  ci sia  un dolcetto casalingo.
E per questa seconda ondata non è stato nemmeno difficile trovare  lo spunto letterario a cui fare riferimento perchè, la scorsa settimana, una delle solite occasioni in cui mi arrabbio, ma rimango senza parole,  me  lo ha fornito su un piatto d'argento: vivo in un piccolissimo paese,  mi occupo della quotidianità della mia famiglia ed il mio lavoro  non è uno di quelli importanti, non salvo vite, non tengo in piedi aziende, non dirigo nulla, non invento e non scopro, sono Claudette Fiordisambuco e basta.  
Ma l'arroganza - specialmente se unita all'ignoranza - mi amareggia, sempre.
E, siccome, nonostante gli anni,  come dicevo, non sono ancora capace, di fronte a chi mi guarda dall'alto in basso, di trovare la risposta giusta,  diventano mie le parole di Carlo Porta (Milano, 1775 - 1821)

Sissignor, sur Marches, lu l’è marches,
marchesazz, marcheson, marchesonon,
e mì sont el sur Carlo Milanes,
e bott lì! senza nanch on strasc d’on Don.
Lu el ven luster e bell e el cress de pes
grattandes con sò comod i mincion,
e mì, magher e biott, per famma sti spes
boeugna che menna tutt el dì el fetton.
Lu senza savè scriv né savè legg
e senza, direv squas, savè descor
el god salamelecch, carezz, cortegg;
e mì (destinon porch!), col mè stà sù
sui palpee tutt el dì, gh’hoo nanch l’onor
d’on salud d’on asnon come l’è lu.


E il muffin? ricorda il pan meino che è il mio marchio di fabbrica, con la farina gialla e il fiore del sambuco, ingredienti  simbolo della semplicità, l'esatto contrario della tronfia ignoranza, con cui  a volte (anzi spesso) mi trovo a fare i conti


MUFFINS RUSTICI AL FIORE DI SAMBUCO
INGREDIENTI 
(per 12 muffins)
 
200 grammi di farina bianca
100 grammi di farina gialla sottilissima
100 grammi di zucchero
80 grammi di burro
3 cucchiaini di lievito in polvere
1 pizzico di bicarbonato
80 grammi di yogurt naturale
100 grammi di latte
3 fiori di sambuco (freschi se è stagione, altrimenti essiccati)

PROCEDIMENTO

Rivestire con i pirottini  la teglia da muffin  e scaldare il forno a 200°
Setacciare in una ciotola le farine, il lievito ed il bicarbonato
In un'altra ciotola lavorare il burro morbido con l'uovo e lo zucchero; aggiungere il latte e lo yogurt (tutti a temperatura ambiente)
Versare gli ingredienti liquidi in quelli asciutti, aggiungere i fiori di sambuco "sgranati" e mescolare rapidamente.
Riempire gli stampi fino all'orlo, aggiungere sulla superficie un pizzico di fiori di sambuco.
Infornare a 180° - 190° (a seconda del forno)  per una ventina di minuti o comunque fino a che la cupoletta dei muffins è ben dorata.
Sfornare, lascia riposare nello stampo e quindi far raffreddare sulla solita  gratella per dolci

Sono muffins  molto rustici ( tristi direbbe mio fratello, il Principe,  che detesta questo tipo di preparazioni poco raffinate), adatti ad una merenda semplice o a una giornata in cui non avete voglia di  essere accomodanti con tutti.



Nota  a piè di pagina n. 1: un autore troppo lontano dalla Austen? Eppure "la zitella illetterata" e "le  charmant Carline"  sono contemporanei: due facce diverse del mondo di inizio Ottocento....e nel mio piccolo mondo c'è posto per tante cose

Nota a piè di pagina n. 2: un linguaggio un po' troppo lontano da quello di Jane Austen? indubbiamente, ma alla schietta efficacia del dialetto milanese si può perdonare quello che in italiano suonerebbe volgare. Anche se tra i miei ricordi legati al Porta c'è il viso scandalizzatissimo di una compagna di liceo .....(per la traduzione, comunque, potete vedere qui).

Nota a piè di pagina n. 3: narra la leggenda familiare che mio padre (che di favole e ninne nanne si intendeva poco, ma che è nato e cresciuto a Milano) leggesse ad alta voce  le poesie del Porta quando mi faceva addormentare da piccolissima (.....!)

Nota a piè di pagina n. 4:  avevo a questa volta a disposizione una farina gialla meravigliosa, regalo di mia suocera che l'ha avuta da parenti che macinano il loro granturco; è sottilissima, più del fioretto, ma - qua e là - sono rimasti dei granelli più grossi, croccanti, che rendono l'impasto più  consistente.

Ovviamente con questa ricetta partecipo all' MTC n. 43  .
il cui merito più grande è  - secondo me - quello di avermi fatto venir voglia di rileggere libri che avevo dimenticato; arrampicata sulla scala per cercare ispirazione  negli scaffali più alti della libreria, ho ritrovato titoli amatissimi, ma accantonati da tempo. Inutile dire che sono scesi dagli scaffali e adesso sono nel cesto di fianco al mio letto, pronti a farmi (di nuovo) compagnia.


martedì 18 novembre 2014

Soltanto Anne, soltanto un muffin - MTC n. 43

 Di me si diceva che, da bambina, fosse più conveniente mantenermi a fette di filetto piuttosto che a libri  e questo la dice lunga sulla mia passione per la lettura ( ma anche su quanto poco mangiassi ....)
Ma, di fronte alla proposta dell'MTC n. 43 di  abbinare un muffin a un romanzo, sono rimasta a lungo in dubbio. Quale  racconto scegliere?  Pinocchio che ho adorato (insieme a Cenerentola) da bambina, quando la mia maestra in seconda elementare, tutti i giorni, negli ultimi minuti prima della fine delle lezioni, ci leggeva un breve brano della storia del burattino? Gian Burrasca che mio padre - ai tempi in cui insegnava alle medie  - aveva scelto come testo di narrativa e  e che io mi ero divorata per conto mio? Piccole donne e tutta la saga della Alcott, romanzi su cui mi ero sdilinquita da ragazzina (e sì, io sono vecchio modello........)? Dovevo cercare tra le pagine amatissime dei romanzi di Rermarque o tra le righe di qualcuno tra i libri letti più di recente grazie un'amica bibliotecaria che conosce la mia passione per i romanzi di ambientazione storica?
Nessun personaggio mi ha fornito l'ispirazione giusta e così  sono andata  a rifugiarmi, con una scelta che più banale non poteva essere, data la presentazione che di me ho fatto, quando tre anni fa, ho aperto la mia cucina virtuale,  tra i romanzi di Jane Austen.
Io che, diciannovenne, ho scelto, per l'esame di maturità, una tesina  su Emily Brontë, Cime tempestose e la sua tormentata e folle  eroina, sono poi approdata, a dimostrazione di come  nella vita si cambi, alle atmosfere quiete della campagna inglese di inizio Ottocento, al piccolo mondo  di Jane Austen, fatto di tazze di te e ritratti a carboncino, di nastri per cappelli e di  balli,   tra ragazze in cerca di marito, piccola nobiltà decaduta, giovani ufficiali arrivisti, affascinanti gentiluomini impettiti e orgogliosi, ma dal cuore generoso, vecchie signore pettegole..........
E così sono andata a rileggere e ad apprezzare, ancora,  Persuasione, il meno noto forse, ma il mio preferito, tra i romanzi della "zitella illetterata" e a ritrovarne, come una vecchia amica, Anne Elliot.
Anne è, agli occhi di tutti, "soltanto Anne":  non più giovane, non bella, apparentemente insignificante,  a suo agio nella quiete della campagna più che nello scintillio mondano, è forse l'unico tra i personaggi della Austen che non si fa fatica ad immaginare in una dimensione domestica.
Non ha la vivacità di Elisabeth Bennet o la passione romantica di Marianne Dashwood, non è capricciosa e manipolatrice dei destini altrui come Emma (che antipatica !), non è nemmeno piena di paturnie  come Jane Mansfield.
In realtà Anne (una Elinor Dashwood più matura) è forse  il personaggio più complesso e più profondo tra tutti quelli che si muovono nei romanzi della Austen; è una donna e non una ragazza e, di una donna  ha  la profondità di sentimenti, l'equilibrio e la consapevolezza di sè, acquisita a poco  a poco.
Una Cenerentola, in fondo, che senza l'aiuto della fata, ma grazie alla riscoperta di se stessa, trova - o meglio ritrova  - l'amore del capitano Wentworth, che era stata persuasa a non sposare quando lei era troppo giovane e lui un ufficiale di marina di belle speranze ma di poche ricchezze. 
E, a ben vedere anche un muffin  è solamente un muffin, un dolce semplice e casalingo,  ma non è scontato nella sua preparazione;  appare banale ma può nascondere un cuore delicato; sembra insignificante  ma può distinguersi per un profumo che lo rende indimenticabile.
E la mela renetta è solamente una mela, nemmeno tra le più belle, ma, come Anne, è la mia preferita

INGREDIENTI
(per 6 muffins)

150 grammi di farina bianca
50 grammi di zucchero
40 grammi  di burro
1 uovo
1,5 cucchiaini di lievito in polvere
1 pizzico di bicarbonato
1 pizzico di sale
50 grammi di yogurt naturale
50 ml di latte
una mela renetta
cannella


PROCEDIMENTO

I muffins non sono complicati da preparare; basta seguire l'ordine giusto e Francesca spiega trucchi e  passaggi, con grande chiarezza.
Rivestire con i pirottini di carta la teglia da muffin (la mia è da 12 quindi per questa infornata ho riempito 6 cavità con i pirottini collocando sul fondo un pizzico appena di cannella e 6 con l'acqua) e scaldare il forno a 200° .
Sbucciare  e tagliare a cubetti la renetta e farla saltare rapidamente in padella con una punta  di burro (giusto perchè non si attacchi) e insaporirla con un pizzico di cannella
Setacciare in una ciotola la farina, il lievito ed il bicarbonato e la cannella
In un'altra ciotola lavorare il burro morbido con lo zucchero e unire l'uovo; aggiungere il latte e lo yogurt (tutti a temperatura ambiente)
Versare gli ingredienti liquidi in quelli asciutti e mescolare rapidamente.
Riempire gli stampi per 2/3 , collocare in ciascuno  una cucchiaiata abbondante di mela e coprire con un altro po' di impasto (siate rapidi!!)
Infornare a 180° (il mio forno vecchiotto ne chiede un po' di più) per una ventina di minuti o comunque fino a che i muffins sono dorati.
Sfornare, lascia riposare nello stampo e quindi far raffreddare su una gratella per dolci.
Gustare con una tazza di té e un buon libro (quello che vi piace di più),  oppure in ufficio (in questo caso senza libro...)
 

E con questi muffins, banali ma profumati, partecipo, ovviamente alla sfida n. 43 dell'MTC


Nota a piè di pagina n. 1: la sfida era ancora più difficile perchè qui era richiesto di svelare anche qualcosa di noi  stesse e la cosa, come sempre,  mi ha spiazzato

Nota a piè di pagina n 2: avevo pensato  anche di cercare l'abbinamento nella musica, ma non ci sono riuscita: abbinare Mozart a un muffin? Troppo compatto il secondo per la perfetta armonia del primo.
Abbinare allora il muffin a Verdi che traduce in musica le mie lacrime e le mie arrabbiature?
E’ vero che il muffin è un dolcetto americano ma da qui ad abbinarlo a Riccardo,  governatore di Boston, fascinoso protagonista del Ballo in Maschera ce ne passa.
Un muffin alle violette per  l'infelice Violetta Valery? Non mi sembrava il caso anche se mi hanno regalato una gelatina alla violetta che devo trovare il modo di valorizzare e che avrebbe potuto in qualche modo arricchire il "Muffin Traviata"
Peggio che peggio sul versante poesia: si mangia mai nelle poesie di Emily Dickinson? nulla nelle sue liriche mi evoca un muffin, anche se nella sua casa di Amherst  magari qualche muffin sarà stato sfornato..


giovedì 30 ottobre 2014

Tu vuò fa l' americano........

Tu vuò fa l' americano
mmericano! mmericano!
ma si nato in Italy!


E via, Halloween non sarà proprio una tradizione di casa nostra, ma per una volta si può fare....
Non è tradizione di casa nostra nemmeno l'Apple Butter, ma - preparato una volta - diventa una delizia a cui non si rinuncia.....

APPLE BUTTER

INGREDIENTI

1 kg circa di  mele
400 ml  circa di succo di mela non zuccherato
250 gr circa di zucchero
un pizzico di sale
1 cucchiaino di cannella
½ cucchiaino  “allspice” (home made…)
2/4 cucchiai di succo di limone

PROCEDIMENTO

Sbucciare le mele, togliere il torsolo e tagliarle a pezzetti; metterle in una casseruola con il succo di mela, portare a bollore, coprire e cuocere fino a che le mele sono morbide (circa 15 minuti).
Ridurre le mele in purea (frullatore a immersione, passaverdura… come volete) e aggiungere lo zucchero, il sale, la cannella, le spezie macinate  e 2 cucchiai di limone.

Mettere tutto nuovamente nella casseruola, cuocere a media fiamma  mescolando spesso, fino a che lo zucchero si è sciolto (massimo 5 minuti); assaggiare e aggiungere eventualmente altro succo di limone.
Alzare la fiamma e far cuocere mescolando continuamente, fino a che la “composta” si è raddensata a sufficienza.
Consumare a temperatura ambiente oppure invasare  e sterilizzare secondo il proprio metodo.
A me piace con lo yogurt naturale o - stile marmellata - con il pane nero

Nota a piè di pagina n. 1: quali mele? La ricetta del mio libretto dice Granny Smith o altre mele da torta; le prime volte ho usato  le mele delle piante dei miei suoceri che erano semplicemente “mele”. Quei meli non ci sono più… quest’anno ho mi sono ritrovata con una sovrabbondanza di mele di varie qualità e ho usato quelle che avevo a disposizione.

Nota a piè di pagina n. 2: quale zucchero? La ricetta del mio libretto dice  metà zucchero semolato e metà brown sugar. Non avendo a disposizione quest’ultimo ho usato metà zucchero semolato e metà zucchero di canna ……

Nota a piè di pagina n. 3: quali spezie? La ricetta del mio libretto dice “allspice”; non avendo la miscela a disposizione già pronta ho usato noce moscata, chiodo di garofano e zenzero, ben tritati.

Nota a piè di pagina n. 4: ma quale libretto? Quello che mi ha regalato mia sorella anni fa e che viene direttamente dagli States , insieme ad un set di etichette e cappellini per vasetti molto molto country: "Pretty Pantry Gifts by Tara Duggan"……..
Ha un unico difetto: le dosi, ovviamente in cups che sono state "tradotte" nella ricetta in modo un po' approssimativo.

Nota a piè di pagina n. 5: i Pipistrelli che abbiamo realizzato con la Pulce sono copiati dritti dritti da Eli; solo che io sono sempre in ritardo e quindi, non avendo rotoli di cartone da colorare a sufficienza, ho usato del cartoncino nero anche per il "corpo"

martedì 21 ottobre 2014

Il giudizio della nonna - MTC n. 42 : La lasagna d'autunno





La mia nonna materna, trapiantata il giorno stesso del matrimonio da una piccola città del Veneto alla Milano dei primi mesi di guerra, di carattere riservato e schivo,  ha sempre sofferto di nostalgia per la sua famiglia di origine, per  i numerosi cugini, per  le quiete passeggiate sotto i portici in compagnia della sorella, per le gite in bicicletta con il nonno. Come spesso accade a chi lascia la propria terra di origine, per mantenere un legame e attenuare il senso di lontananza, non rinunciava ai piatti  della sua tradizione familiare: baccalà in rodea, gnocchi di patate che, velocissima, preparava alla perfezione, lo schissoto, il pollo in fricacciò, secondo la ricetta della  suocera che gestiva un'osteria in campagna, la pinza veneta e il latte di paradiso ( il suo dolce di nozze), i saporitissimi pomodori in tecia che a me non verranno mai così buoni.
E se, nel corso degli anni, aveva imparato ad apprezzare  la città con  le sue mille vetrine scintillanti nelle quali lei, sarta, trovava infinite ispirazioni , non è mai riuscita, fino alla fine (è diventata bisnonna della Pulce!),  ad amare i piatti della cucina lombarda, di fronte ai quali assumeva un’aria di sdegnata sufficienza.
Rispondeva al risotto giallo con un morbido "riso e sucoi ", alla trippa in umido con i fagioli di Spagna opponeva la sua profumatissima trippa alla parmigiana e sdegnava la soda polenta lombarda preferendole la sua   polentina morbida e bassa che - una volta raffreddata - ripassava sulla griglia .
Per le grandi occasioni sfoderava due manicaretti non propri della tradizione veneta, ma  che aveva  imparato da sua madre – la mia bisnonna - cuoca presso un ricco avvocato: i cappelletti e  quella che, in casa  mia, non si è mai chiamata "lasagna", ma pasta al forno".   Sotto il suo tavolo di  cucina trovava posto, inserita in appositi binari, pronta per essere adoperata, quella che lei chiamava l' "asse dei gnochi" (una veneta non dice mai "GLI" gnocchi) e che veniva usata anche per stendere la sfoglia . Cappelletti e pasta al forno  erano frutto di un lavoro di squadra: al nonno il compito di tirare la sfoglia, a lei quello di preparare il ripieno per  gli uni  e il sugo per l'altra. Nella sua  ricetta   - l'unica che lei abbia mai preparato  e quella che poi mi madre per anni ha seguito -  niente ragù, ma esclusivamente lonza di maiale, tagliata a fettine, cotta a lungo  nella salsa di pomodoro  e poi , più che tritata, sminuzzata rigorosamente  a mano e solo con il coltello  che usava per il battuto e mai con la mezzaluna.
Avrebbe apprezzato le varianti che mia madre aveva poi imparato a sfornare?Avrebbe osato assaggiare una "pasta al forno" col pesto al posto del sugo di pomodoro? e soprattutto, assaggiando queste lasagne, avrebbe pronunciato la fatidica frase "Xe proprio un bon magnareto!"  o avrebbe inarcato sdegnata un soppracciglio?

LASAGNA COLOR D'AUTUNNO

Ingredienti
per una pirofila  28 x 23

per la sfoglia
200 grammi di farina 0
2 uova
un pizzico di sale

per la besciamella
1/2 litro di latte
50 g di  burro
60 g farina
3 cucchiai di parmigiano grattuggiato

per la farcitura
3 cespi di radicchio rosso
1 scalogno
1 piccola scamorza affumicata
200 grammi circa di prosciutto di Praga affumicato
3/4 cucchiai di parmigiano grattuggiato

Per la preparazione della sfoglia ho seguito le indicazioni di Sabrina (tranne l'odeggiamento dei fianchi, perchè quello  proprio a me non viene....)
Sulla spianatoia formare la fontana con la farina, rompere  al centro le uova e il sale e impastare bene.
Lasciar  riposare la pasta per una mezz'ora coperto da  una ciotola.
Stendere quindi la sfoglia sulla spianatoia con il mattarello cercando di renderla sottile (ma per me non trasparente) e di spessore uniforme.
Tagliare la sfoglia stesa a rettangoli e farli cuocere in abbondante acqua salata per un paio di minuti, passarli in una ciotola di acqua fredda e stenderli quindi ad asciugare su un canovaccio di cotone  pulito.

Per la farcitura
Far stufare con un paio di cucchiai di olio extravergine lo scalogno affettato sottilissimo  in una padella ampia; mondare il radicchio togliendo la parte finale del cespo, più dura e amara, tagliarlo a striscioline di circa mezzo cm e lavarlo. Aggiungere il radicchio allo scalogno stufato, aggiustare di sale e e far cuocere adagio, fino a che è completamente appassito, alzando un po' la fiamma verso la fine per farlo asciugare.
Affettare sottilmente circa 2/3 della scamorza e la parte rimanente a dadini.
Tagliare a striscioline il prosciutto affumicato, togliendo l'eventuale grasso in eccesso.

Per la besciamella
Sciogliere in una pentola il burro e unire in un colpo solo la farina, mescolando con una frusta per amalgamare bene; aggiungere il latte bollente a filo, mescolando in modo da non formare grumi. Continuare a cuocere a fiamma bassissima per una ventina di minuti, fino a che la besciamella non si è addensata;  aggiunge il sale, una grattatina di noce moscata e il parmigiano grattuggiato

per assemblare le lasagne

Stendere un paio di cucchiai di besciamella sul fondo della pirofila e ricoprire con  le sfoglie bollite ed eventualmente tagliate della dimensione giusta; comporre ogni strato con besciamella, radicchio, prosciutto e scamorza  (a me ne sono venuti tre) e terminare con una sfoglia coperta da besciamella, radicchio e  cubetti di scamorza e una spolverata di parmigiano, omettendo il prosciutto che in forno tende a seccarsi.

Infornare a 180° per una mezz'ora, fino a che la superficie è ben gratinata. Lasciar riposare una decina di minuti e servire calda.



E con questa ricetta, che  la mia nonna, magari avrebbe apprezzato ( state sicure  che avrebba fatto fatica ad ammetterlo!), ma che  avrebbe considerato assolutamente poco ortodossa, partecipo   all'MTC n. 42

Nota a piè di pagina n. 1: in  casa Fiordisambuco le lasagne non sono molto di moda perchè  tra le mie bestie nere c'è la besciamella che, nel corso degli anni, mi è venuta con più grumi dei grani di un rosario, mi si è attaccata, non si è addenstata ... tanto che una volta, esasperata,  me la sono fatta preparare da mio padre che invece in questo, come nella crema,  ha le mani d'oro. Cosa è successo sabato scorso? non lo so sta di fatto che al primo colpo (e mi ero portata avanti comprando il doppio del latte necessario) è venuta  una salsa perfetta, liscia e vellutata.

Nota a piè di pagina n. 2: come si vede in foto (quella con la bilancia) ho preparato in realtà il doppio della sfoglia (400 grmmi di farina e 4 uova); l'intenzione è di preparare un'altra teglia per la cena di sabato prossimo: riuscirò anche a fotografare la seconda versione?

Nota a piè di pagina n. 3: la pasta è stata stesa di proposito - su richiesta del sig. Darcy  che voleva "consistenza" - un po' più spessa  del solito (circa 1 mm) e devo dire che- nonostante le mie perplessità - la lasagna era morbidissima. Poi (io faccio sempre le cose al contrario .....) ho letto questo post e mi sono illuminata...

Nota a piè di pagina n. 4: riso e sucoi è il riso con le zucchine.....

Nota a piè di pagina n. 5: avete visto che bella la mia pirofila? in quante siamo ad averla uguale?












sabato 11 ottobre 2014

Chi cerca trova.

Giovedì sera: la Pulce ha il corso di nuoto e lo accompagna il signor Darcy, perchè lui è quello automunito e soprattutto quello che esce prima dal lavoro.
Io torno a casa coi mezzi pubblici, ritrovando tempi e abitudini di quando ero giovane.
Scendo dal pullman, borsa, "bagaglio a mano"  e ombrello  e affronto la salita:  prima la scalinata poi la rampa che porta  a casa e che – nonostante tutto – affronto ancora con un passo spedito perchè manca poco alle otto.
Arrivo davanti al cancello: le chiavi? Certo, nella tasca della giacca…
No, non ci sono.
Ah, sì nella tasca interna della borsa: benedette borse grandi con tante tasche!
No, nemmeno qui.
Ah. Ecco allora nella tasca esterna della borsa.
Macchè!
Ma allora dove, dove , dove?
Nella bustina di stoffa dove tengo il badge e le chiavi dell’ufficio?
No, nemmeno lì e inizio a innervosirmi.
Chiudo l’ombrello e lo appoggio maldestra al cancello
Appoggio per terra la borsa del lavoro, quella grande di stoffa dove sta il mio pasto, il libro da viaggio, il lavoretto di ricamo che mi ostino  a portare aventi indietro nella vana speranza di riprendere  ago e filo in una pausa pranzo in cui nessun collega importuno abbia bisogno di una risposta urgente proprio mentre io ho appena contato i punti.
Per sbaglio forse le ho messe nella bustina dove sta tutto l'ambaradan femminile ?
No, non ci sono....
E intanto ormai è buio e  la luce del lampione - malefico! - si affievolisce e si spegne.
Ravano nella borsa, cade l'ombrello. Accidenti!
Suono a mia suocera?
No, dai, sono di corsa se passo anche da lei non riesco più a sfruttare il minimo vantaggio sui miei uomini che ormai stanno per arrivare.
Mi ostino a cercare, la borsa appesa alla spalla, mentre il cellulare trilla per un messaggio in arrivo.
Passo allora alla ricerca del cellulare adesso: chi sarà? e se sono loro che mi avvisano?
No, non sono loro, è la compagnia telefonica che mi avvisa che se...blablabla avrò un sacco di minuti di telefonate gratis ... eccchissene .... tanto io al telefono ci sto poco.
Ma 'ste chiavi, dove sono? Ma che cosa ne ho fatto stamattina, quando sono uscita di casa?
Mi affiorano alle labbra una serie di parole poco eleganti.
Tolgo l'agenda dalla borsa, cadono per terra una serie di bigliettini di appunti, appuntamenti, note e foglietti vari.
Se qualche vicino mi vede in ginocchio che raccatto qualcosa davanti al cancello penserà che sono impazzita.
Cerco, cerco ancora sempre più imbizzarrita: salta fuori di tutto da questa maledetta borsa troppo grande: una molletta,  un orecchino scompagnato (ecco dove era!), carte di caramella, biglietti del pullman già usati, una macchinina della pulce, un mozzicone di matita, il burrocacao e altre frivolezze.
La mia mano rovista in ogni agolo della borsa e io sono sul punto di dire le famose parole poco eleganti.
Dalla parte centrale della borsa estraggo il portafogli: vuoi vedere che ho messo le chiavi insieme alle monete?
No, però, però ecco, incastrate nella piega del portafogli le mie preziosissime chiavi che nemmeno quelle di san Pietro!
Caccio il portafogli in borsa in qualche modo, raccatto ombrello, borsa da lavoro, con l'agenda in mano, apro il cancello a tentoni (perchè il lampione non si riaccende?), salgo di corsa le scale col gatto che mi si infila tra le gambe...
Ho giusto il tempo di infilare la chiave nella serratura e di aprire la porta e il lampeggiante del cancello si accende: sono loro che stanno affrontando la salita in auto.
Non c'è tempo per lunghe preparazioni stasera....

Pasta veloce con i Missoltini

Ingredienti
per due persone, perchè la Pulce non va oltre pomodoro e basilico
spaghetti (secondo le vostre dosi)
2 o 3 Missoltini
olio extravergine di oliva
Procedimento


Mentre l'acqua bolle e la pasta cuoce, pulire i missoltini togliendo la testa, la lisca centrale e, con attenzione,  la pelle. Tagliare la polpa (si fa per dire visto che è pesce essiccato) a pezzettini; passare il pesce in padella con un po' di olio a fuoco basso e aggiungendo un po' di acqua di cottura della pasta per ammorbidirlo e frullarne 2 terzi del  con il frullatore a immersione, aggiungendo eventualmente ancora un cucchiaio di acqua di cottura  (non diventa vellutato!). Scolare la pasta, farla saltare rapidamente in padella con il pesce e un filo olio extravergine a crudo; servire aggiungendo il trito di missoltino non frullato e tenuto da parte. 



Nota a piè di pagina n. 1: il modo classico per gustare i missoltini è grigliarli e servirli con la polenta, conditi con un filo di olio e aceto; capite che, dato l'orario non era il caso di preparare la polenta.

Nota a piè di pagina n. 2: i missoltini sono una delle passioni del signor Darcy; mio padre invece, che preferisce il pesce che non sa di pesce, non li ama e guarderebbe questa pasta molto, ma molto perplesso.

Nota a piè di pagina n. 3:ormai ero in ritardo quindi  c'è stato il tempo per tre foto, fatte di corsa,  e si capisce.....







lunedì 22 settembre 2014

Debutto a settembre

Che cosa potevo fare, in un pomeriggio di inizio agosto del 2007, per tenere a bada i mille pensieri di primipara attempata e mantenere la calma di fronte alle infinite ed assillanti domande di chi, abbondantemente scaduta la fatidica data presunta di fine luglio, mi vedeva ancora in giro, piuttosto ingombrante?
Niente di meglio che preparare una frivolezza dolce, semplice, con riso, latte e composta di ribes, da gustare, fresca,  il giorno successivo.
In realtà il giorno successivo non l’ha assaggiata nessuno e nessuno l’ha assaggiata nemmeno il giorno dopo e il giorno dopo ancora….
L’ho buttata via io, tornata a casa meno ingombrante e con Pulce al seguito, quando al bianco del riso e al rosso del ribes si era aggiunta ormai una patriottica sfumatura di verde….
Da allora il dolce è finito nel dimenticatoio, senza nessun motivo.
Perché non rispolverare l’esperimento  per il mio debutto sulla scena dall'MTC? Solo perché non è stagione di ribes? Non sia mai....
E allora, visto che è settembre e la vendemmia sui colli alessandrini mi ha regalato una cassetta colma di uva americana profumatissima, ecco, per la mia entrata in scena

Dolce di riso al profumo di autunno


Ingredienti 

mezzo litro di latte
120 grammi di riso
un manciatina di mandorle
20 grammi di zucchero

per la salsa
150 grammi di uva americana
80 grammi di zucchero

Procedimento


Scottare il riso per un minuto in acqua bollente,  scolarlo e  sciacquarlo sotto acqua fredda; coprirlo in una pentola  con il latte bollente, cuocere, coperto,  a fiamma bassa per una mezz'ora fino a che il latte è stato completamente assorbito  e si è formata una crema densa che lega bene il riso (le indicazioni di Acquaviva Scorre sono chiarissime). Volendo si può aromatizzare il latte con una stecca di vaniglia (che va poi tolta).
Mentre il riso si raffredda preparare la salsa  cuocendo l'uva americana con lo zucchero per 5 - 10 minuti e passando poi al passaverdura, per eliminare bucce e semini.
Quando il riso è raffreddato aggiungere le mandorle tritate grossolanamente  e lo zucchero.
Utilizzando gli stampini da muffin formare dei piccoli  "budini" di riso, disporre un velo di salsa su ciascun piattino e  appoggiarvi il "budino".



Una sola nota a piè di pagina, un po' lunga:  a settembre la mia agenda si affolla di nuovo delle scadenze e degli impegni lavorativi, tra ipotesi ventilate di riorganizzazione e tensioni che l’estate non ha sopito; è ripartita la scuola con tutto il suo corollario di attività, riprenderà a breve anche l'allenamento di calcio della Pulce e il sig. Darcy (se tutto quello che è in sospeso andrà bene) tornerà a scalare  vette irraggiungibili in palestra di roccia.
E io? a che cosa  dedicarmi quando i miei due uomini di casa mi escludono dalle conversazioni calcistiche? A che cosa  pensare per tenere a bada  pensieri e preoccupazioni in una sorta di chiodo scaccia chiodo?
Dopo aver accantonato l’idea più volte nei mesi scorsi,  ho deciso allora di partecipare anch'io allo  spettacolo, nel quale non reciterò certo la parte della protagonista, ma  spero di riuscire  a rimanere in scena, almeno come comparsa, divertendomi.
Per il debutto avevo scartato in partenza l’idea della cottura pilaf (un unico tentativo nella mia vita: terribile!) e avevo scelto, tra le ricette con il riso che in casa Fiordisambuco non mancano, la torta di riso, che mi era cara perché mi ricordava l’estate lontana del mio esame di maturità. Ma sono stata preceduta…
Certo, avrei potuto preparare la minestra di riso e latte che - insieme a quella di riso e prezzemolo – era uno dei piatti della tradizione locale del tempo che fu, ma ricordo ancora come la detestavo quando me la propinavano da bambina e avrebbe voluto dire stonare subito.
Intanto spero di non aver combinato pasticci...

venerdì 12 settembre 2014

Fatti i compiti?


Vai, sorridi amore, vai!
so che mi sorprenderai.
Vai, con questa canzonetta
metti il cuore in bicicletta
e in fondo al mondo la felicità.
Vai, Ciao! Sei bello come un re!
Ciao, sorridi prendi il volo
e se un giorno sei solo
non ti scordar di me.

Roberto Benigni


In questa strana estate, con poco sole e poche ferie, la Pulce ha eseguito, tra capricci, minacce e lusinghe,  tutti i compiti delle vacanze; ha letto (con piacere) i librettini che la maestra ha consegnato al termine della scuola, ha persino fatto qualche disegno di sua spontanea volontà, colorandolo decentemente.
E io mi sono sentita una mamma scrupolosa e attenta.
Ma oggi, primo giorno di un nuovo anno scolastico tutto da scoprire, mentre aspettavo all'uscita dalla scuola,  la mia convinzione di aver fatto tutto quello che dovevo è crollata miseramente di fronte alle altre mamme: chi ha tenuto allenato il proprio figlio con dettati quasi quotidiani, chi ha comprato altri eserciziari più approfonditi, chi ha affidato un ripasso generale alla nonna, maestra in pensione, chi ha preparato il neo alunno di seconda alle prime imminenti verifiche (prove di ingresso).
Io - che mi sono sentita  una madre sciagurata - sono stata zitta zitta, col mio solito sorriso ebete stampato sulla faccia: forse non ho capito qualcosa, mi sa che sono meglio in cucina che a scuola....
In bocca al lupo, Pulce.....


TORTA SALATA CON I POMODORINI

Ingredienti

un rotolo di pasta sfoglia
una ventina di pomodorini pizzutelli (devono coprire tutta la sfoglia)
200 grammi di caprini freschi
20 grammi di parmigiano grattuggiato
20 grammi di pecorino grattuggiato
una cucchiaiata abbondante di erbe eromatiche miste tritate
olio

Procedimento

Tritare finemente le erbe aromatiche e mescolarle ai caprini (tenere da parte una cucchiata di caprino  non condito), insieme ai formaggi grattuggiati, amalgamando con un filo d'olio, fino ad ottenere un impasto cremoso.
Lavare i pomodorini, tagliarli a metà e svuotarli, eliminando i semi.
Stendere il rotolo di pasta sfoglia su una teglia rivestita di carta da forno; spalmare il disco di pasta con la cucchiaiata di caprino non condito tenuta da parte prima. Riempire i mezzi pomodorini con la crema di formaggi e disporli ordinatamente, con la parte tagliata verso il basso, sulla sfoglia, coprendola tutta, ma lasciando un bordo intorno di circa 1 cm. Arrotolare il bordo e ripiegarlo, facendolo aderire ai pomodori. Cospargere con un pizzico di origano e informare a 220° per 20 minuti, poi proseguire la cottura per un altro quarto d'ora, abbassando la temperatura a 200° (il bordo deve essere ben dorato e i pomodorini "appassiti"). Sfornare, lasciar riposare cinque minuti e servire calda. 


Nota a piè di pagina n. 1: non tragga in inganno la foto in apertura: è stata l'unica giornata (su sette) in cui siamo riusciti a vedere le montagne ...












domenica 31 agosto 2014

Fine estate...



Verrà infine l’estate:
Dame con l’ombrellino
E signori a passeggio col bastone,
Fanciulle con le bambole,
Coloriranno il pallido paesaggio
Come un festoso mazzolino,
Anche se sprofondato in mezzo al marmo
Appare ora il villaggio.
I lillà che s’intrecciano da anni
Si piegheranno sotto un peso viola.
Non sdegneranno le api la musica
Su cui ronzarono i loro antenati.
E le rose di macchia arrossiranno
Nella palude, l’aster sopra il colle
Riprenderà il suo stile eterno
E le genziane avranno i loro merletti,
Finchè l’estate ripieghi il miracolo
Come una donna ripiega la veste
O i sacerdoti ripongono i simboli,
Compiuto il Sacramento.

Emily Dickinson

Noi abbiamo da tempo ripiegato le vesti: per me la breve vacanza sotto l'acqua è un ricordo, anche per il signor Darcy l'ufficio ha già spalancato le sue porte e domani tocca alla Pulce, con il pre-scuola .........

mercoledì 6 agosto 2014

Estate a colori

L'estate dovrebbe essere un arcobaleno  di colori:
rossa come una fetta di anguria
arancione come un cesto di albicocche vellutate
gialla come uno splendido girasole
verde  come i prati del posto magico
blu come il lago
indaco come un tramonto scenografico
violetta come un’alba ricca di promesse
 
Invece il colore di moda quest’estate è....

 grigio  ardesia come un mattino che  saluta con il temporale

 
 grigio piombo come il pomeriggio di un veloce fine settimana al mare


 grigio polvere, come la luce irreale di una domenica mattina, con un raggio di sole tra le goccie di pioggia
 

grigio acciaio come  il lago arrabbiato
 

grigio argento, come gli olivi fradici di pioggia

grigio perla come la luce del tramonto dopo un giorno imbronciato 


Ma dal 2007, il 6 di agosto per me è un giorno a colori e allora,  se fuori il cielo è bigio, 
in cucina è un turbinio di colori.

PEPERONATA PER LA MAMMA






Ingredienti

1 peperone rosso
1 peperone verde
1 peperone giallo
2-3 pomodori maturi
2 carote (di dimensioni normali)
1 cipolla piccola
mezza gamba di sedano
1 spicchio di aglio
qualche foglia di basilico
Sale
Olio
 
Procedimento 


Lavare tutte le verdure. Tagliare  i peperoni a metà e poi in quarti; pulirli accuratamente eliminando il picciolo, la parte bianca e i semi e tagliarli a pezzetti più o meno quadrati, più o meno regolari.
Privare i pomodori dei semi e tagliarli a cubetti.
Raschiare le carote e tagliarla a rondelle sottili.
Mondare il sedano, togliendo  la parte più dura e i filamenti e tagliarlo a cubetti (più o meno)
Far stufare con un paio di cucchiai di olio la cipolla affettata sottilissima, unire i peperoni, le rondelle di carote, il sedano, i cubetti di pomodoro, lo spicchio di aglio svestito e il basilico.
Rosolare rapidamente le verdure, salare e poi far cuocere lentamente aggiungendo un po` di brodo vegetale,fino a che le verdure sono morbide e ben legate tra loro.
Servire calda o tiepida


Nota a piè di pagina n. 1: in casa Fiordisambuco la peperonata piace solo a me; dite che questa per me sola è troppa? sì è vero e infatti una volta mi  farà da piatto unico e la seconda volta da contorno, ma io sono la mamma, oggi festeggio anch'io e me la regalo..... per il compleanno della Pulce

Nota a piè di pagina n. 2: nella mia casa paterna si è sempre discusso se nella peperonata vada messa anche la zucchina o no; io non la metto, mia suocera aggiunge anche la patata .....

Nota a piè pagina n. 3: avete visto la dimensione delle carote? Sono le carotine dell'orto... per quanto mia suocera si adoperi non diventano mai più grandi di un dito!