“Ma che roba l’è la festa de l’aulin?” mi ha domandato un'anziana vicina di casa, evidentemente incuriosita dalla comparsa di zucche, pipistrelli e fantasmi anche nell'unico negozio del paese: ho accennato vagamente a una festa americana, ma chiacchierando con mio padre ho scoperto che, persino qui, nel profondo Nord, già ai suoi tempi ( e prima ancora) la zucca intagliata, illuminata da una candela, era divertimento dei bambini, allora ignari di comportarsi come Oltreoceano.
Domenica, complici il freddo e la pioggia, che ci hanno precluso la passeggiata domenicale nei boschi, anche la Pulce e io e abbiamo intagliato la nostra brava zucchetta che adesso se ne sta in bella mostra sul davanzale per spaventare i vicini di casa.
Se da un parte ci siamo lasciati contagiare, senza farne scandali, da questa festa di importazione, dalla mia cucina invece domenica è venuto profumo di tradizione locale con un dolce, tipicamente autunnale, che è la risposta paterna alla Pinza veneta di cui mia madre aveva un ricordo quasi favoloso...
Io, che ho conservato come eredità dei miei nonni materni le "E" strette che si stringono ancora di più quando mi impunto, mi irrito e salgo di tono e che danno un tono un po' "esotico" (o ridicolo) alla mia parlata, non ho mai infornato la versione veneta, ma con la stessa disinvoltura con cui affronto il doppio salto mortale della parola “lümagüsc”, ho invece imparato da mia suocera a preparare la
“Miascia”
200 g di farina bianca
200 g di farina gialla (meglio fioretto)
n.
2 uova intere
150 g burro(oppure 100 g di
burro e 50 g di olio)
100 g
zucchero
3/4 fichi
una decina di noci
una manciatina di uvetta o 1 grappolino di uva
(la più comune qui è l'uva americana)
(la più comune qui è l'uva americana)
2 –3 mele (oppure per una versione più ricca 2 mele e 1 pera)
1 bustina di lievito
latte q.b.
(la ricetta della tradizione dice “lacett”, il siero rimasto dopo la lavorazione della panna )
Procedimento
Mescolare in una terrina le due
farine e lo zucchero, aggiungere le uova e il burro fuso intiepidito e tanto
latte quanto basta per avere un impasto cremoso. Aggiungere i fichi tagliati a
pezzetti, le uvette (infarinate) o gli
acini di uva fresca, le noci a pezzetti non troppo piccoli e le mele e le pere tagliate a
fettine o a tocchetti. Aggiungere il lievito mescolato con poca farina bianca e
mescolare bene.
Nota a piè di pagina n. 1: a volte viene presentata come miascia la “torta di pane” nel cui impasto si usa il pane raffermo ammollato
nel latte.La vera miascia invece, come insegna mia suocera, è
fatta con la farina gialla; forse perchè,
nella mia zona, il pane era normalmente sostituito dalla polenta e, quindi, era
più facile avere a disposizione la farina di mais piuttosto che il pane
raffermo. Qualcuno aggiunge un'erba aromatica o qualche ago di rosmarino per profumare l'impasto: a me non piace ....
Nota a piè di pagina n. 2: questo è uno dei dolci rustici che nella personalissima classificazione di mio fratello fa parte della categoria delle “torte tristezza” ....
Nota a piè di pagina n. 3: e la polpa della zucca? l'ho usata per la mia collaudatissima crema di zucca e per un esperimento ben riuscito di muffin alla zucca, ma questa è un'altra ricetta.....
Nota a piè di pagina n. 4: il lümagüsc è la lumaca, quella arancione che che compare quando piove; mia madre, che pure non se la cavava male con il tedesco che di "ü" è pieno, si ingarbugliava con le ü e le ö del dialetto.........