mercoledì 23 maggio 2012

Privilegi, svantaggi e fiori di sambuco


"E che è un paese questo ?! E’ una contrada!" diceva – come solo una Romana di Roma può dirlo- la  tata di mia sorella.
E in effetti  il paese dove abito, pigramente disteso sulle rive del lago, conta poco più di mille abitanti, divisi in tre frazioni (come la Trinità in tre persone uguali e distinte osserva  un mio collega un po’ irriverente);alle tre frazioni  - che ai tempi erano tre Comuni - corrispondono tre parrocchie, appartenenti  per motivi storici  a due diocesi, oltretutto di rito diverso, per cui una volta, i ragazzi si spostavano dall'una all'altra per festeggiare più a lungo il Carnevale...Persino il dialetto ha cadenze che cambiano da una frazione all’altra, con “e” più aperte o più chiuse ed “o” che si trasformano in “u” dopo aver percorso un paio di chilometri.
Non siamo in capo al mondo nè dispersi in qualche landa desolata: le tre frazioni  - distanti pochi  km l’una dall’altra, sono collocate sulla strada litoranea,  che seguendo l’andamento del lago, tutto seni e golfi, collega da una parte al capoluogo di Provincia a meno di venti chilometri e - al capo opposto – ad una delle più note località turistiche lacustri (che però è già in altra Provincia).
Ma... ma  la strada in questione, che regala scorci incantevoli e panorami indimenticabili, è così stretta e tortuosa che alcuni amici (diciamo pure abituati alle tangenziali e alle strade della Bassa) ci hanno ironicamente chiesto se sia un senso unico;  siamo collegati al mondo da un numero di corse di pullman che nell’arco della giornata non esauriscono le dita delle mani; il medico di base è presente in ciascuna frazione poco più di un’ora a settimana (per cui in caso di influenza è più semplice prendere un giorno di ferie che farsi fare il certificato di malattia), l’unico negozio di alimentari ha un assortimento così limitato che  saper sostituire all’ultimo momento l’ingrediente mancante è dote indispensabile e organizzare la spesa tipo embargo una necessità , la farmacia è stata una conquista, non abbiamo il metano (il che fa lievitare le spese domestiche in maniera invereconda), siamo raggiunti dall’ADSL (da poco) e dal segnale del digitale terrestre (male), ma farsi recapitare un pacco da un corriere richiede pazienza e tempi non risicati (“Eh, Signora... per un pacco solo non vengo fino lì, aspetto di averne qualche altro da consegnare: non ha un indirizzo alternativo più comodo?”), una sera all'opera comporta un'attenza pianificazione stretegica, la scuola primaria conta due pluriclassi per meno di trenta bambini, la Pulce, che compie gli anni ad agosto, è stato il primo bambino nato nell'anno nell'intero Comune.
Ed è ovvio che - a volte – questo piccolo paese  io me lo senta stretto  e mi manchino la possibilità di perdere la nozione del tempo in una libreria, di fare la spesa al mercato inseguendo profumi e colori tra le bancarelle, di visitare una mostra, di specchiarmi in una vetrina per vedere se sono passabile, di smarrirmi tra gli scaffali della biblioteca,  di lasciarmi avvolgere dalla musica in teatro.
Però, a volte, godo anch'io di qualche privilegio che forse non pareggia gli svantaggi, ma aiuta a guardarli con occhi meno severi  .....:
quando torno da un corso di aggiornamento, ritrovando in città i tempi e lo scatto di quando ero una studentessa universitaria,  di fronte a questo, mi si allarga il cuore, 
 i tacchi non  affondano nell’asfalto nelle giornate estive, per avere l’aria condizionata  mi basta aprire la porta finestra e lasciar entrare il “montivo” che alla sera spira dalle montagne verso il lago, posso incontrare chi ha conosciuto mio padre bambino, sfollato qui dai nonni materni in tempo di guerra e ne coglie la somiglianza con la Pulce, cinquanta metri in salita mi sono sufficienti per imboccare la prima mulattiera dietro casa e fare una passeggiata nei boschi,

possiamo godere dello spettacolo delle lucciole che brillano nell'orto nelle prime notti di giugno, stendo e ritiro la biancheria riempiedomi gli occhi così,
la Pulce distingue una gallina da uno struzzo, edera e bacche per gli addobbi natalizi sono a costo zero, posso stupirmi di fronte a chi nota il silenzio della notte e dell’alba, perchè per me in queste ore gli unici suoni sono quelli che vengono dal bosco e i rumori della strada sono inesistenti, posso infilarmi gli scarponcini, imboccare il sentiero di fronte al cancello e  riempire un cestino di questi “ombrellini” delicati e profumatissimi, che non sono sbocciati lungo strade polverose, ma sullo sfondo del lago.
Qualcuna di queste infiorescenze è finita – ovviamente   - nel primo pan meino della stagione, il resto le ho messe ad essiccare per i dolci futuri, tranne un paio che ho aggiunto – ai “panetti maya” del "Manuale di Nonna Papera" che – irretita da Sabrine – ho voluto provare a preparare di nuovo, dopo tantissimi anni, secondo la variante che si era accreditata nella mia casa paterna.


PANETTI MAYA
 (versione  della mia infanzia)

Ingredienti  
(io ho dimezzato le dosi)
200 gr di farina di semola
150 gr di farina gialla fioretto (ma io avevo in casa solo la bramata...)
150 gr di burro
150 gr di zucchero
3 uova
20 gr di lievito di birra
2 fiori (infiorescenze) di sambuco


Sciogliere il lievito con un po' di acqua tiepida e impastarlo  con 50 gr di farina di semola e un cucchiaio di zucchero. Far lievitare coperto finchè l'impasto raddoppia. Mescolare  le farine e lo zucchero, aggiungere le uova, il burro ammorbidito, le cimette dei fiori di sambuco e la pastella lievitata e fino ad ottenere un  impasto morbido (per me non è stato necessario aggiungere acqua o latte). Far lievitare un'ora circa.
Nonna Papera  dice di ricavare  delle palline grandi come una noce e disponendole poi  sulla placca foderata di carta da forno ben distanziate e di appiattirle  leggermente: nella mia versione  ho formato dei panetti, come dei grossi biscottoni. Far nuovamente lievitare finchè  raddoppiano (più o meno); non li ho spennellati di acqua ma li  spolverizzati con lo zucchero. Cuocerli  per 20 minuti (per me sono stati 30° )  a circa a 180° .
Mi rimane una curiosità: l'autore della ricetta conosceva il lombardissimo Pan meino?




Nota a piè di pagina n. 1: un grazie a Sabrine prima di tutto per avermi fatto riscoprire il Manuale di Nonna Papera (giusto mio coetaneo) che avevo ricevuto in regalo dalla Befana quando ero una bambina  e che ho dimenticato nell'ambulatorio del medico, senza più ritrovarlo e, in secondo luogo,  per avermi  scritto, in risposta ad un commento, che  " nella quotidianità di ciascuno ci sono cose "speciali" che attendono solo di essere guardate con gli occhi giusti", dandomi il coraggio di raccontare uno spicchio del mio piccolo mondo.

Nota a piè di pagina n. 2: il manuale che sto rileggendo (edizione 1983, in cui i Panetti Maya sono pagina 66) è stato recuperato tramite una preziosa amica bibliotecaria, alla quale ho promesso - come ricompensa - un'infornata di dolcetti.

Nota  a piè di pagina n. 3: ai miei panetti maya è successa la stessa cosa di quando li preparavo da bambina: si sono "allargati", assumendo un forma un po'... "spetasciata" e, per quanto riguarda gli ingredienti, io aggiungerei un po' di zucchero.


Nota a piè di pagina n. 4: gli svantaggi del mio piccolo mondo sono tanti, tanti, tanti altri,   ma io sono cresciuta qui e ho imparato ad accettarli,  così come si accettano i "difetti" delle persone amate, a ovviare alle mancanze, facendo di necessità virtù,  a credere che non sempre tutto sia immobile ....

Nota a piè di pagina n. 5: quando siamo in vacanza nel "posto magico", di primo acchito siamo considerati "cittadini" e ci sentiamo magnificare il silenzio della notte, la lontananza dalle città caotiche, viene proposto alla Pulce di visitare il pollaio o l'orto; la musica cambia quando diciamo che abitiamo in un paese  molto, ma molto più piccolo ....




domenica 6 maggio 2012

A zonzo tra le colline

Dieci anni fa noi due eravamo a zonzo tra le colline della Provenza, per un viaggio di nozze che aveva suscitato le critiche di amici sostenitori delle mete esotiche. 
Quest'anno noi tre abbiamo deciso che meritavamo di andare  a zonzo tra altre colline e sono stati cinque giorni di meraviglie  ....
  
... una scorta di bellezza per i giorni a venire, un anticipo sulle incerte ferie estive, un piccolo risarcimento per quello che non abbiamo potuto avere, un tempo solo per noi tre, una vacanza nel senso letterale del termine, come tempo "vuoto" da impegni e preoccupazioni che abbiamo lasciato dietro la porta di casa, chiusa a doppia mandata.
A casa invece di vuoto c'è soprattutto il frigorifero e dalla cucina oggi è uscito solo  un piatto veloce, ma profumatissimo e saporito, che ci riporta un po' del sole di questi giorni, mentre le montagne di fronte a noi si imbiancano ancora.

PESTO AROMATICO AL LIMONE


Ingredienti 
per 2 persone
una manciatina di erbe aromatiche miste 
(sul mio balcone per ora prosperano timo, origano, menta, erba cipollina, basilico e prezzemolo)
una manciatina di pinoli
la scorza di mezzo limone
2 cucchiai di grana
olio
sale
 

Pulire le erbe aromatiche, tritarle insieme a 2/3 dei pinoli  e alla scorza del limone; in una tazza unire il trito aromatico, il grana e l'olio, in modo da ottenere un pesto fluido e aggiustare di sale. Mentre la pasta cuoce tostare i pinoli rimasti e diluire il pesto con un po' di acqua di cottura della pasta, se risulta troppo denso.
Scolare la pasta al dente, condire con il pesto e guarnire con i pinoli tostati.


Nota a piè di pagina n.1: la ricetta è più o meno ispirata a quella pubblicata su un numero di Sale e Pepe di qualche anno fa. Le dosi sono a occhio per due persone perchè la Pulce è ferma a pomodoro e basilico....